20/09/2021
Già durante la campagna elettorale era chiaro ciò che la Lega e i piccoli azionisti della maggioranza pensavano della Sanità trentina: serviva una rivoluzione.
Si doveva cambiare tutto perché dal punto di vista elettorale era vantaggioso urlare nelle piazze, dire che le scelte fatte penalizzavano le valli e che sarebbe finalmente stato possibile “fare ciò che si deve fare”.
Trovarsi a governare però non è così semplice come aprire un gazebo e distribuire volantini, ma richiede un confronto continuo con la realtà e la presa di consapevolezze che ogni scelta ha un peso e comporta degli effetti sulla vita di tutti i cittadini.
Fu con questi presupposti che già nell’ottobre del 2019 l’assessora Segnana comunicò al direttore dell’Azienda Sanitaria che si rendeva necessario un risparmio di 120 milioni di euro dal budget della Sanità e che la scelta di dove ottimizzare le spese era delegata ai tecnici.
Contestualmente la Giunta leghista si premurò di dichiarare che le indicazioni erano comunque quelle di rispettare gli standard qualitativi e soprattutto di mantenere, e dove possibile aumentare, i servizi nelle valli. Un compito particolarmente difficile per i responsabili della APSS poiché aumentare i servizi con un importante taglio del budget è una contraddizione in termini, considerando che la Sanità trentina era già ai primi posti delle statistiche sulla gestione della spesa.
Questo processo di modifica voluto dalla Lega, tuttavia, dopo un inizio non senza difficoltà è stato interrotto dall’avvento della pandemia data da Covid-19. Questo periodo che purtroppo non è ancora concluso ha messo a dura prova il sistema sanitario, poiché ci si è dovuti confrontare con situazioni d’emergenza e con l’incertezza delle indicazioni nazionali che cambiavano repentinamente.
Le scelte fatte nel periodo più difficile dalla Giunta, fra cui la sostituzione del direttore dell’APSS Bordon prima e del dott. Benetollo poi hanno certamente destabilizzato un ambiente già messo a dura prova dalla situazione in atto. Questo ha comportato un’assenza di pianificazione nelle strategie a medio – lungo termine della Sanità, ed ora ci si trova a dover affrontare i repentini cambi di situazione in maniera non organizzata e cercando di trovare soluzioni immediate e difficili da percorrere.
Basti pensare alla situazione di questi giorni con la sospensione degli infermieri che non hanno ancora effettuato il vaccino contro Covid-19. E’ chiaro che questa scelta da parte di chi governa è condivisibile ma, unita al fatto che non siano state messe in atto strategie di contrasto, risulta particolarmente complessa e sottopone un sistema già provato da mesi di stress ad un carico ancora più grande. L’assenza di infermieri e personale sanitario comporta difficoltà a garantire servizi efficaci ed efficienti all’interno della Sanità e soprattutto in questo periodo nel quale viene richiesto dallo Stato di aumentare i posti letto nelle rianimazioni e nei reparti di medicina ad alta intensità non avere una struttura numericamente adeguata risulta un problema insormontabile.
È evidente che questa situazione era prevedibile, poiché è da mesi che si prefigura questo quadro e le soluzioni andavano pensate e proposte prima.
Anche in questo caso, come avviene da inizio legislatura, non sono mancati i proclami dell’assessora Segnana e dei tecnici. La soluzione proposta dalla Giunta è quella di assumere nuovo personale. Resta da capire come si intende fare, poiché il personale sanitario era già un bene prezioso prima del covid e deve servire anche tutti i servizi sanitari come, ad esempio, le Case di Riposo che certamente non possono essere lasciate scoperte. Senza contare che le assunzioni richiedono tempi abbastanza lunghi, almeno di qualche mese, e che mai come ora saranno rivolte ad una cerchia ristretta di professionisti.
In conclusione, possiamo tranquillamente affermare che la propaganda elettorale Leghista, fatta senza conoscere un sistema così delicato e complesso, ha portato la Giunta a scontrarsi con le difficoltà di Governare. La mancata programmazione e l’utopia di poter aumentare i servizi tagliando le risorse presentano oggi il conto, che verrà come al solito pagato dai più deboli e in generale da tutti i cittadini, che con la promessa di una rivoluzione che avrebbe cambiato tutto si trovano oggi con un’eccellenza come la Sanità trentina ridotta a brandelli e senza alcuna prospettiva.