08/03/2021
l’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna, una data per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo. …
La violenza sulle donne è trasversale e purtroppo sempre di attualità e in tempi di pandemia lo è diventato ancora di più perché costringendo le persone a stare in casa, ha spesso esasperato situazioni già pesanti. La violenza di genere, perché di questo si tratta, è un problema di tutta la società, è una piaga sociale, è un’emergenza che va affrontata da tutti, donne e uomini assieme: le donne non possono essere lasciate sole a gestire situazioni pesanti!
E allora cosa fare? Promuovere percorsi di sensibilizzazione, percorsi di rispetto reciproco, superando i pregiudizi culturali che sono fortemente radicati, con la partecipazione di uomini e di donne assieme perché solo con un equilibrato dialogo si può incidere su questa piaga sociale. Dovrebbe essere un percorso che inizia da lontano…famiglia, scuola e istituzioni per un patto educativo condiviso.
Ma non è sufficiente, vi è la necessità anzi sull’urgenza di introdurre misure concrete che invertano finalmente la rotta. Non è assolutamente facile perché alle spalle abbiamo retaggi antichi di millenni ma ancora fortemente radicati. Basti pensare che le donne stesse consideravano, e spesso tutt’ora considerano, sbagliato denunciare una violenza domestica, anzi spesso difendono il loro ruolo subalterno e sottomesso all’interno delle dinamiche familiari.
Se poi diamo un occhio ai giornali, frasi e comportamenti sessisti sono mal dissimulati come battute, frasi divertenti, modi di dire, giudizi “bonari”.
La cruda realtà è che una campagna di sensibilizzazione da sola non estirpa il problema, lo mette in luce per un periodo più o meno breve… ma poi cala il silenzio fino al prossimo femminicidio o alla prossima campagna mediatica.
È duro ammettere che la violenza fa parte dell’animo umano ma non possiamo non dircelo anzi se la portiamo a consapevolezza allora potremmo riuscire ad incanalarla, a guidarla verso una risoluzione dei conflitti mediante il dialogo.
Una domanda, forse provocatoria ma sicuramente concreta: Cosa può fare la politica? Meno campagne di sensibilizzazione, e più atti politici!
Sì, a partire dal darsi un codice etico per passare ad un linguaggio politico, dalla comunicazione, ad una adeguata formazione ad una revisione di leggi e atti normativi che siano strumento attualizzato, concreto, in una ottica sinergica e convergente, che preveda aiuti sostanziali.
Inutile dire ad una donna “denuncia, e sarai tutelata”. Ma siamo sicuri che è così? L’aiuto alla donna c’è, ma è solo nella fase iniziale dell’emergenza! Poi spesso deve andare avanti da sola e poiché nella maggior parte dei casi sono donne fragili ed economicamente deboli, la scelta di denunciare risulta molto difficile. Le donne che subiscono violenza devono poter contare su aiuti sicuri, celeri nell’immediato e duraturi sul lungo periodo.
In caso di violenze domestiche tutta una serie di apparenti “normalità” ed “ovvietà” sembrano perdere senso: ma vi sembra giusto che è la donna con i figli che deve lasciare la casa e invece durante una separazione fra coniugi, vige il sanissimo principio che il minore rimanga nella casa dove risiede?
E ancora, è noto a tutti che se una donna lascia la casa con i figli, questi rischiano di perdere l’anno scolastico perché ci vogliono mesi per un banale cambio di scuola?
Certo sarebbe la soluzione ideale che uscisse di casa l’uomo violento, ma purtroppo le leggi non lasciano spesso percorrere questa strada.
Finora si è assistito a qualche ritocco normativo qua e là, qualcosa da un parte e qualcosa dall’altra e con il risultato di non essere sempre efficaci.
A tutto ciò si aggiunge poi aggiungiamo la violenza assistita da parte di minori…direi proprio che urge un cambio di passo e allora, solo allora, l’8 marzo sarà un’occasione per festeggiare!
Patrizia Pace, coordinatrice donne autonomiste PATT