05/01/2021
Si è spenta per sempre la luce sul sogno di una meravigliosa ragazza. Ma questa può considerarsi un’opportunità? In metafora, naturalmente, si potrebbe provare a riaccendere quella luce sul settore al quale lei ha letteralmente donato la propria vita: la produzione lattiero-casearia caprina.
Un ambito difficile, dai numeri locali molto striminziti. Per comprenderne le dimensioni di mercato probabilmente è sufficiente che ciascuno di voi pensi all’ultima volta che ha comprato formaggio caprino o ha consumato latte di capra. Farà fatica a ricordarlo.
E’ per la scarsa o assente abitudine del consumatore trentino ad utilizzare questo tipo di prodotto che le dimensioni del settore a livello locale risultano davvero esigue.
Con un migliaio di aziende con circa 10 mila capi allevati, siamo praticamente fanalino di coda dell’Italia delle capre. Sono circa un milione i capi nazionali distribuiti su 52 mila allevamenti.
Di quel latte, in Trentino, sono circa in 80 aziende ad occuparsene, mungendo circa 1500 capi. I dati provengono dalla Banca Dati Nazionale: l’anagrafe zootecnica italiana. Il perché di questo stato di cose, a mio vedere, parte da lontano, molto lontano.
La storia del Trentino ci racconta che la capra era la “vacca dei poveri”. Di chi non aveva i soldi per tenersi nemmeno un bovino per “casa”. Sulle nostre montagne per secoli spesso unica fonte proteica animale e di sussistenza. Probabilmente perchè solubilizza facilmente acido caproico, il suo latte si presenta con un gusto molto “difficile”. Immediatamente riconoscibile, il latte di capra è da sempre stato relegato al ruolo di latte di serie B.
Non avviene così in Piemonte o in Francia dove una cultura secolare ha da sempre affidato la fortuna dei prodotti a base di latte di capra ai più autorevoli “gourmand” internazionali.
Pazienza! Avrà pensato la nostra cara Agitu. Sono state ben altre le difficoltà che la vita le ha messo davanti rispetto a quelle di una scarsa remunerazione del proprio lavoro.
Con tutta probabilità, sulla scelta di allevare capre deve aver inciso anche la simpatia che lei provava verso questo tipo di animale.
Il suo sogno insomma non dev’essere stato quello di costruire un’azienda qualsiasi in Trentino ma piuttosto allevare e vivere di, e con, le capre. Sono animali simpatici molto affettuosi ed intelligenti. Tanto delicate di salute quanto più appartengono razze particolarmente selezionate per il latte.
E non per caso lei aveva preferito una razza autoctona in estinzione: la pezzata mochena. Resiliente. Come lei.
Oggi, storditi leggiamo della triste storia di questo allevamento e della tragedia che ha trafitto questa persona. Colpisce una narrazione particolarmente ricca di buoni sentimenti, di propositi e di rivincita cercata ed in parte ottenuta. Nei confronti di una vita avara e difficile, scelta nella metafora del lavoro, in uno tra i più ardui approcci alla produzione del latte. Quello di capra.
Molti di noi hanno già donato qualcosa in questa sentita raccolta fondi avviata per un nobilissimo scopo. Altri si sono offerti di portare il proprio aiuto o hanno semplicemente chiesto se possono fare qualcosa.
Penso che ciascuno di noi DEBBA fare qualcosa. Sarà facilitato chi più apprezza i prodotti lattiero caseari a base di latte caprino. E poi, tutti quelli che vogliono fare qualcosa per Agitu e per chi come lei in Trentino, sta coltivando il sogno di allevare capre: comprate formaggio e latte a base di capra!
Aiuterete tutti quegli allevatori della montagna marginale che tra l’altro a causa di questo lockdown hanno visto restringersi mercato e conseguenti bilanci aziendali.
L’invito è di rivolgersi innanzitutto ai piccoli produttori locali! Se non fosse possibile, cercate i prodotti al supermercato. Ottimi perchè la lavorazione centralizzata permette di ridurre l’impatto del GUSTO FORTE rendendo adatto il prodotto a chi vuole incominciare ad apprezzare il gusto deciso di questo prodotto. Per altro, rispetto al latte di vacca è pure IPOALLERGENICO!
Sarà un modo per aiutare anche chi si prenderà la cura di allevare le capre (in)felici, di questa vicenda. In mani altrui continueranno a produrre latte. Noi potremo consumarlo.
Sperando, perché no, nell’aiuto della politica. Il riferimento in particolare va al mantenimento, ora in discussione da parte della Giunta Provinciale, dei Contributi Settoriali per il comparto lattiero-caseario. Sono sempre andati a vantaggio anche del settore caprino.