23/04/2019
In Europa le ragioni per stare insieme vanno cercate non solo nel passato, ma anche nel futuro. La lotta al cambiamento climatico ne è l’esempio più lampante: nessun singolo stato europeo può pensare di mitigare da solo a questo fenomeno.
Un fenomeno che spaventa le nuove generazioni, come dimostra il movimento globale Fridays for Future, e che è totalmente inutile negare. Purtroppo, ne sappiamo qualcosa anche noi: si pensi alla violenza con cui la tempesta Vaia ha devastato le nostre valli.
Da anni l’Unione europea ha assunto la leadership nella lotta al cambiamento climatico, esercitando una pressione costante sugli altri attori globali per legarli a trattati internazionali, come l’accordo di Kyoto o quello più recente di Parigi, che non sarebbero mai stati possibili senza uno slancio europeo.
Alcuni ribatteranno: l’Unione europea è una grande potenza economica che produce più del 20 per cento del Pil mondiale e ciò comporta importanti responsabilità per quanto riguarda le emissioni di gas serra. Certamente. Ma è anche vero che l’efficienza energetica della produzione europea è tra le più alte al mondo, il che si traduce in un impatto sulle emissioni globali di CO2 del 10 per cento circa.
Tanto è stato fatto, tanto resta da fare affinché gli impegni presi non restino sulla carta. In questo senso, è importante riconoscere i recenti sforzi dell’Unione europea per trasformare in leggi vincolanti quanto sottoscritto nei vari forum internazionali.
In Parlamento europeo, nelle Commissioni ambiente e agricoltura, di cui faccio parte, abbiamo lavorato intensamente, a partire dal riordino e dal rafforzamento del Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, che stabilisce un tetto massimo complessivo alle emissioni consentite sul territorio europeo nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione.
Abbiamo poi approvato una nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, che obbliga i costruttori di nuovi edifici a rispettare determinati standard qualitativi in termini di efficienza energetica, ma che impone anche agli enti pubblici di intervenire sugli edifici già esistenti (scuole, ospedali, amministrazioni ecc.) per migliorarne l’efficienza energetica.
Inoltre, un mese fa, dopo lunghe discussioni, abbiamo votato una nuova direttiva sulle emissioni di gas serra prodotte dalle automobili, secondo la quale i costruttori saranno tenuti a realizzare veicoli in grado di diminuire del 37,5 per cento le emissioni di CO2 entro il 2030. Un obiettivo impegnativo, che sarà raggiungibile solo con un cambiamento di tecnologie. In altre parole, non basterà produrre veicoli che consumano meno carburanti, ma sarà necessario passare da motori a combustione a macchine a batteria o a idrogeno.
Più in generale, sono i mezzi di trasporto che dovranno cambiare. Il passaggio da gomma a rotaia, sul quale la nostra Regione investe da anni con lungimiranza, deve essere completato affinché la ferrovia possa esprimere tutto il suo potenziale.
Anche l’agricoltura svolge un ruolo centrale in questa dinamica. La produzione di alimenti rappresenta al contempo parte del problema e parte della soluzione. Parte del problema, perché quando i terreni non sono coltivati in maniera sostenibile questo causa una perdita di humus e perché i ruminanti contribuiscono a una forte emissione di metano. Parte della soluzione, perché un’agricoltura rispettosa dell’ambiente può contrastare questi effetti negativi, continuando a svolgere la sua fondamentale funzione e contribuendo anche alla produzione di energie pulite.
La nuova politica agricola comune che abbiamo approvato in Parlamento europeo investirà molto nella direzione di un’agricoltura sostenibile. Si tratta di una grande opportunità per il nostro territorio, dove produrre in maniera rispettosa dell’ambiente è più facile che altrove.
Complessivamente, le opportunità economiche che offre la sfida climatica sono molteplici. Si pensi alla produzione di energia. Il futuro nel mercato energetico sarà sempre più di chi avrà in mano e in mente il know how più innovativo. Per questo, bisogna attrezzarsi fin da ora per diventare leader nella produzione di tecnologie nel campo delle energie rinnovabili. In tal senso, gli Stati Uniti, negando il cambiamento climatico, compiono una scelta doppiamente miope, perché decidono di non stare in un mercato che ha un potenziale di crescita enorme.
In Trentino e Sudtirolo dobbiamo essere dalla parte di quelli che guardano avanti, non indietro.
Si sbaglia chi dice che per far fronte alla crisi ecologica dovremo ridimensionare i nostri stili di vita, portando indietro le lancette della storia. Questo è semplicemente impossibile, oltre che avvilente.
Dobbiamo avere il coraggio di impegnarci per un mondo più innovativo, più giusto e accettabile per tutti. Ce la faremo solo se investiremo nelle nuove tecnologie e se continueremo a collaborare a livello europeo e internazionale.