18/05/2017
“Il riconoscimento della lingua dei segni per i sordi è essenziale per garantire a tutti il pieno accesso al sacrosanto diritto di ciascuno di potersi esprimere nella propria lingua.”
Così intervenendo in aula nella discussione sul provvedimento per la lingua italiana dei segni, il segretario politico del PATT e vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, sen. Franco Panizza.
“La lingua dei segni per sordi, sordo-ciechi e disabili uditivi – ha spiegato Panizza – è una vera e propria lingua e non solo una modalità d’espressione della lingua italiana. Ne esistono più di 30 riconosciute al mondo ed oggi siamo in Europa l’unico Paese, assieme al Lussemburgo, che ancora non ha riconosciuto la lingua dei segni dopo la convenzione ONU del 2006.
In televisione come nei grandi eventi pubblici l’interprete LIS è sempre più presente, a riprova di una sensibilità sociale cresciuta nel tempo, cui adesso anche le Istituzioni devono adeguarsi, colmando finalmente questo ritardo.
Nelle scorse settimane ho personalmente preso parte a diverse iniziative sul mio territorio: l’assemblea di Anffas, quella dell’Unione Ciechi, l’inaugurazione della nuova sede della Sezione di Trento dell’Ente Nazionale Sordi.
L’ENS e le altre realtà che operano in questo campo garantiscono sul territorio la possibilità per tutte queste persone di condurre una vita più accettabile. Non ho dubbio nel dire che senza di loro, senza queste realtà preparate e motivate, oggi la nostra società potrebbe garantire ben poco.”
Panizza poi ha voluto ricordare tutti gli elementi positivi del Provvedimento: “la prevenzione e l’identificazione precoce di fenomeni di sordità per poterla curare, gli interventi di sostegno psicologico, la costituzione di centri specializzati, l’aumento dell’accessibilità attraverso le nuove tecnologie e lo sviluppo di software e hardware dedicati. Ma anche l’accessibilità universale agli ambienti, agli edifici, alle istituzioni e agli eventi artistici e culturali. E poi l’accesso ai servizi di emergenza e pronto intervento e alla pubblica amministrazione, la disponibilità di servizi di interpretariato e i corsi di formazione per gli interpreti. Così come la disponibilità di insegnanti di sostegno e assistenti di comunicazione nelle scuole, l’accesso all’istruzione universitaria e post universitaria, l’accesso ai trasporti pubblici.
È assolutamente positivo che si sia giunti a un testo unitario, a dimostrazione che questo è un tema in cui le forze politiche devono trovare la convergenza. È stato un lavoro di grande impegno, che ha coinvolto molte associazioni e realtà operanti nel settore e che ne ha raccolto le testimonianze, le richieste e il prezioso contributo d’esperienza.
C’è ancora tanto da fare – ha insistito Panizza – per rimuovere tutte le barriere materiali e culturali che ancora esistono. In Italia siamo spesso all’avanguardia per quanto riguarda i principi e le enunciazioni, ma troppo spesso siamo carenti sul piano dell’attuazione dei diritti.
Soprattutto negli ultimi mesi, quest’aula si è trovata più volte ad affrontare le tematiche legate alla disabilità. Penso al dibattito di martedì sulle persone affette da disabilità intellettiva e da Sindrome di Down, ma penso soprattutto a una legge di grande civiltà quale il “Dopo di Noi”. Dobbiamo continuare così, con questa attenzione e sensibilità.
Per questo il mio auspicio è che una volta approvato il testo si faccia in fretta coi decreti attuativi, ma soprattutto che, al di là di quelle già stanziate, si trovino tutte le risorse indispensabili per garantire effettivamente un diritto che è sacrosanto ed è sancito dalla Costituzione. Per troppi anni alle persone affette da disabilità uditiva è stato negato il pieno diritto di cittadinanza”, ha concluso il Senatore del PATT.
18 maggio 2017