17/06/2017
Sono trascorsi 25 anni dalla quietanza liberatoria, una ricorrenza che abbiamo ricordato ieri a Merano alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente austriaco Alexander Van Der Bellen.
Anche per noi Trentini, che in quella vicenda storica siamo stati direttamente coinvolti, è stata una giornata importante. Ma è stata soprattutto l’occasione per ribadire il valore di quell’Autonomia che ha permesso di trovare una strada pacifica alla convivenza tra popoli e garantire da decenni crescita, sviluppo, coesione sociale. In questo quarto di secolo gli anni più difficili per la nostra Autonomia sono stati soprattutto gli ultimi. Tacciata ingiustamente di essere un insopportabile privilegio, entrata nell’occhio del ciclone di un’opinione pubblica nazionale che non ne ha compreso lo spirito e l’esempio per il Paese. Eppure sono sufficienti i dati sul residuo fiscale e quelli sul contributo che responsabilmente le nostre Province hanno dato per risanare il debito pubblico del Paese per dimostrare che così non è, come ha detto bene il presidente Kompatscher. L’Autonomia è, prima di tutto, una presa in carico dei problemi che non possono essere delegati a qualcun altro. L’Autonomia è un’assunzione di responsabilità.
Noi Autonomisti siamo sempre più convinti che per andare verso una ripresa, che non è soltanto economica ma anche di autostima, l’Italia dovrebbe delegare sempre di più ai territori. È quello che, nel nostro piccolo, abbiamo provato a spiegare a Roma con la nostra delegazione parlamentare, ma anche attraverso il forte asse politico e istituzionale tra le Province di Trento e di Bolzano e tra i due presidenti autonomisti. È un tema sul quale dovremo continuare a lavorare nei prossimi anni, accanto ai temi più specifici della tutela e dell’ampliamento delle nostre competenze, dell’aggiornamento del nostro Statuto, del rafforzamento della prospettiva europea con l’Euregio. Sul primo aspetto, pur nel vento contrario, siamo riusciti a risolvere una serie di lunghi contenziosi. Sull’Euregio – che è stata giustamente citata da ambedue i presidenti come visione strategica e lungimirante dovremo continuare, con coraggio e convinzione, sulla strada tracciata in questi anni di presidenza trentina. Lo sguardo mitteleuropeo – il presidente Rossi lo ha capito perfettamente – non ha solo un valore storico e culturale, ma significa mettersi in asse con l’Europa che cresce e sviluppare politiche più efficaci per la gestione dei servizi transfrontalieri, dalle infrastrutture, all’istruzione e alla ricerca, alle politiche di tutela del paesaggio e dell’ambiente, solo per citare gli aspetti più importanti, alcuni dei quali citati anche dai due presidenti nazionali. E, naturalmente, vi è il tema del nuovo Statuto di Autonomia, quello ancora unico tra Trento e Bolzano. Per ora è importante che le nostre due Province giungano a formulare una proposta unitaria e lungimirante, con le radici nella storia comune ma aperta al cambiamento, forte di un’identità riconosciuta ma disponibile al confronto, ben sapendo che la partita con Roma dovrà poi essere affrontata con grande prudenza, visto il clima tendenzialmente ostile delle forze politiche nazionali.
Terzo Statuto, Euregio, autostima, coraggio, capacità di cogliere le nuove opportunità e una forte battaglia culturale per spiegare il valore del nostro sistema autonomistico, iniziando dai Trentini che ancora non ne sono pienamente consapevoli. Mi sembra ci siano tutti gli ingredienti per farne l’agenda dell’autonomia dei prossimi anni, il modo migliore per celebrare questo quarto di secolo senza più conflitti né tensioni, ma capaci di creare coesione sociale e sviluppo. Dobbiamo farlo soprattutto alla luce di quanto accaduto in Parlamento la scorsa settimana, quando è bastato un voto segreto perchè i Grillini, la Biancofiore ed altri rappresentanti, anche trentini, delle forze nazionali ne approfittassero per disconoscere, subdolamente e senza alcun rispetto per i diritti costituzionalmente garantiti, gli stessi motivi fondanti della nostra Autonomia speciale. Un pericolo che il direttore di questo Giornale proprio ieri ha giustamente evidenziato e che ci chiama ad un supplemento di impegno e di coerenza, ad un’assunzione di responsabilità che investe prima di tutto gli Autonomisti, ma anche l’intera comunità trentina. In questa particolare momento della nostra storia nessuno può tirarsi fuori; ne va della stessa sopravvivenza della nostra specialità.
Franco Panizza
Senatore, Segretario politico del Patt