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Il PATT né a destra né a sinistra

23/10/2022

Negli ultimi giorni ha tenuto banco il dibattito sul collocamento del PATT. Dibattito che rappresenterebbe un normale confronto fra idee di futuro differenti, specie per un Partito Autonomista che raccoglie sensibilità diverse. Ma che diventa anomalo e fuori luogo se portato avanti da due esponenti di spicco che pretendono di imporre la loro visione nonostante una chiara e trasparente linea votata da tutti gli organi senza mai alcun voto contrario. E che, non avendo ottenuto sostegno interno, decidono di andarsene.

Ecco perché vorrei una volta per tutte riprendere il filo dei ragionamenti interni e spiegare quanto sta avvenendo nel PATT e quali saranno i prossimi passaggi.

Innanzittutto non vi è stato alcun tentativo di epurazione. Anzi, nel PATT sono ben accette le idee e l’apporto di tutti, anche dei più critici: dal Congresso di aprile ad oggi, tutti gli iscritti hanno in più occasioni potuto sostenere le proprie opinioni e presentare le proprie proposte. Abbiamo girato i territori, stimolato il dibattito, convocato gli organi (come mai fatto prima se pensiamo che solo del Consiglio del Partito, che coinvolge un centinaio di persone, abbiamo fatto sei riunioni in sei mesi), convinti che il dialogo e il confronto sono la sostanza della vita politica di un partito. L’abbiamo fatto mettendo davanti l’interesse del Partito, i suoi valori e le sue idee e, non ultimo, un percorso chiaro da seguire da qui all’ottobre 2023.

E qui entra in gioco il posizionamento del Partito. In questi mesi il PATT è stato tirato per la giacchetta un po’ da tutti. Noi autonomisti, tuttavia, pur mantenendo rapporti cordiali con tutti, non vogliamo assolutamente fare da stampella a qualcuno. Si sente il bisogno, ed è per questo che vogliamo impegnarci, di un’area che lasci sullo sfondo le ideologie per concentrarsi, all’interno di una visione strategica e lungimirante, sulle risposte da dare agli abitanti delle valli ma anche delle città, alle vere esigenze del territorio. C’è bisogno di misure concrete e non di maggioranze che si presentano con interventi spot e minoranze che, con il loro ostruzionismo, non portano a casa nulla.

Dalla situazione nazionale fino a quella locale, appare evidente come gli schieramenti classici non diano grandi speranze: a sinistra la strategia del “tutti insieme appassionatamente per battere il nemico” ha lasciato sul terreno solo macerie. A destra, nonostante gli sforzi di Giorgia Meloni, le crepe fra i vari partiti sembrano allargarsi, un po’ per il narcisismo di alcuni leader, un po’ perché fuori dalla campagna elettorale si esce anche dalla fase delle promesse e si deve trovare il modo di governare con persone serie.

Anche in Trentino la situazione appare fluida, sia per i condizionamenti nazionali sia per le dinamiche locali. In definitiva, se si vuole essere protagonisti del governo della Provincia per il prossimo quinquennio, dando stabilità, stando vicini ai trentini, senza subire troppo i chiari di luna romani, l’unica scelta responsabile e utile all’Autonomia è rafforzare l’area territoriale e, successivamente, quando alcuni pezzi del puzzle inizieranno a prendere il giusto posto, dar vita ad una coalizione innovativa in grado di fornire al Trentino il miglior governo possibile: stabile, concreto e vicino ai territori e ai cittadini.

Non c’è fretta al momento: l’inverno, per i contadini, è il periodo in cui si lascia il terreno riposare, sistemando gli attrezzi affinché siano pronti per la primavera. Così va fatto adesso da noi autonomisti, Forti della sempre più solida alleanza con la SVP e più che mai disponibili a dialogare con tutti i movimenti dell’area territoriale (come già accaduto con Progetto Trentino). Pronti a mettere in campo le nostre idee e i nostri valori e determinati a tornare al governo del nostro Trentino. Ma senza i ricatti di coloro che, al nostro interno, pretendevano di scegliere subito la strada che loro hanno, di fatto, già imboccato.

Questa non è ambiguità, ma è scegliere consapevolmente e responsabilmente la linea più coerente con gli interessi del Trentino, senza appiattirsi su automatismi ideologici inadeguati per una terra autonoma come la nostra. Perché essere autonomisti significa farsi carico di un’identità ricca di sfaccettature che non può essere ricondotta con la forza in un solco predeterminato e nemmeno essere messa in secondo piano in nome di interessi che con gli ideali hanno ben poco a che fare.

Lo spazio c’è per tutti. Ma essere o non essere in un partito non è la stessa cosa. Far parte di un partito organizzato, autorevole e affidabile impone il rispetto delle regole interne, delle decisioni democraticamente assunte dagli organi, degli impegni presi (anche quelli economici che non sono vincolati alle scelte).

Si smetta quindi di gettare discredito su un gruppo di persone che si sono prese la responsabilità di guidare il Partito e l’hanno fatto con passione, senza doppi fini né interessi particolari da difendere. E che, come il buon contadino, dedicheranno i prossimi mesi invernali, assieme a tutti i nostri preziosi attivisti, a preparare la stagione della semina e quella del raccolto.

Trento, 20 ottobre 2022

Simone Marchiori

Segretario politico PATT