01/08/2022
Care amiche e cari amici,
sarebbe bello potervi scrivere per informarvi di quanto il Partito stia facendo in favore dei trentini, delle idee per affrontare le grandi sfide e i numerosi problemi della nostra società, le strategie di un gruppo compatto che lavora per tornare al governo della nostra Provincia con delle politiche autonomiste.
E invece, anche questa volta, dobbiamo scrivervi per spiegare come mai, sulla stampa e sui social, girino notizie prive di ogni fondamento o posizioni che nulla hanno a che fare non solo con quanto gli organi del PATT hanno legittimamente deciso, ma che vanno contro la dignità stessa di un Partito con una lunga storia alle spalle.
Il surreale articolo apparso oggi sul Corriere del Trentino (e che trovate in fondo a questa lettera), ma il discorso vale anche per altri interventi, riporta una ricostruzione totalmente distorta dell’ultimo Consiglio di Partito tenutosi a Calliano giovedì 28 luglio.
Una storiella messa in giro ad arte da parte di chi invece di presentare nelle sedi opportune i propri dubbi e le perplessità, ha preferito alimentare le divisioni per creare zizzania e tensioni fra gli autonomisti. Una scorrettezza da parte di chi non ha nemmeno avuto il coraggio di mettere la faccia accanto alle proprie dichiarazioni nonostante nessuno di noi si sia mai sottratto al confronto.
Di fronte ad un Consiglio convocato in urgenza, a causa dell’imprevedibilità della crisi di governo e dell’incalzare delle scadenze elettorali, per la prima volta nella storia è intervenuto anche l’Obmann della SVP, Phillipp Achammer. Una presenza importantissima per noi, che non era riportata nell’ordine del giorno per due semplici motivi: il primo perché siamo riusciti ad organizzare la cosa poco prima che iniziasse il Consiglio, il secondo perché la sua presenza non era volta a condizionare l’assemblea, quanto piuttosto a riportare dalla viva voce del massimo esponente della Stella Alpina la situazione del Sudtirolo. E infatti Achammer non si è permesso di entrare nelle questioni interne al PATT ma ci ha spronati ad affrontare in modo unito e compatto questa sfida. Vorrei sperare, tuttavia, che, nel Partito Autonomista, nessuno veda con fastidio la presenza di esponenti del nostro partito gemello, altrimenti rischieremmo di avere un serio problema di identità.
Altra falsità riguarda la presenza a Roma, da oltre vent’anni, di Parlamentari del PATT eletti con il centrosinistra. Baggianata in quanto gli autonomisti hanno ottenuto un collegio uninominale in alleanza con l’allora centrosinistra solo nel 2013, eleggendo Franco Panizza. Gli altri due eletti, Mauro Ottobre (nel 2013) ed Emanuela Rossini (nel 2018) sono sempre stati eletti dal listino proporzionale della SVP. Ed è bene ricordare che con i nostri voti ottenuti in quelle due tornate (pari a una percentuale che oscilla fra il 4% e il 5%) non avremmo conquistato alcun seggio, ma grazie al premio di maggioranza dovuto alle alleanze dei sudtirolesi e a parte dei loro voti, abbiamo potuto ottenere quelle posizioni. Ecco perchè, di fronte alla criticabile riduzione dei parlamentari voluta dai grillini, ci troviamo alle prese con la difficoltà di ottenere posizioni ad “elezione certa”, preso atto che sui collegi uninominali, visto quanto accaduto nel 2018, non si è sicuri in nessun caso di ottenere l’eletto.
E proprio per non concentrarci solo sulle “careghe” che, per quanto importanti, rappresentano solo una parte delle scelte politiche, veniamo al punto che più di tutti ha dell’incredibile: la contestazione rivolta alla risoluzione approvata all’unanimità. Per prima cosa va detto che non è stata inserita nelle “varie ed eventuali” e, men che meno, si è trattato di un’imboscata: memori di quanto accaduto nel recente passato, quando sono state messe in dubbio le decisioni degli organi di Partito, la Segreteria ha messo nero su bianco, durante la riunione, quanto emerso dall’ufficio politico del pomeriggio (in cui nessuno ha espresso perplessità o critiche) e dalla discussione del Consiglio. Un modo per poter affrontare le prossime fasi con la trasparenza e la forza necessarie.
Ecco perchè, sempre durante il dibattito che riguardava l’intervento del Segretario politico, davanti a tutti i presenti (nessuno se ne era ancora andato), sono stati fatti rientrare i pochi che erano fuori dalla sala e si è chiesto se si voleva procedere a deliberare. Dato che nessuno si è mostrato contrario, è stata letta la risoluzione (non un documento, ma una paginetta composta da una premessa e da un deliberato), è stato chiesto se vi erano osservazioni (tanto che è stata pure emendata) e in seguito posta in votazione. Risultato? Tutti i presenti, all’unanimità, hanno approvato tale risoluzione. Più dei due terzi dei membri del Consiglio, che erano ancora presenti (di persona o online) al momento del voto, hanno approvato senza alcuna contestazione.
Tutto ciò è stato fatto seguendo lo Statuto e le basilari regole della democrazia. Non può essere, però, che se qualcuno non si trova in accordo con le decisioni, non abbia il coraggio di parlare ed intervenga sul giornale o sui social (in alcuni casi senza nemmeno metterci la faccia). Tale atteggiamento danneggia il Partito, lo indebolisce e ci rende inaffidabili. Perdere energie continuamente per tamponare questi comportamenti è controproducente e ci allontana dagli elettori e dai temi da affrontare per dare loro risposte. Abbiamo avuto successo al Congresso perchè siamo riusciti a trasmettere un messaggio di determinazione, di impegno, di passione e, soprattutto, di unità. Ma adesso stiamo perdendo tutto per colpa di chi vorrebbe metterci di fronte a un ricatto: o si segue una certa linea oppure qualcuno esce dal Partito. Non è così, però, che funziona una Comunità politica come la nostra: si verificano tutte le possibilità, si decide tutti insieme quella che risponde di più alle esigenze dettate dal momento e che si adatta maggiormente ai nostri valori statutari (di cui nessuno può pretendere l’esclusiva e che non albergano in un parte politica piuttosto che in un’altra, ma dipendono dalle azioni e dalle scelte di noi autonomisti) e poi la si segue, anche se non si è totalmente d’accordo. Paventare, anche solo velatamente, soluzioni alternative, significa pensare di più alla “carega” che al Partito. Perchè il PATT non è un Partito ideologizzato.
Infine, merita di essere ripresa la posizione assunta dal Partito, in modo che non vi siano dubbi in merito.
Il PATT, in vista delle nazionali, ha messo al centro, come sempre, il suo rapporto con la SVP. Non è una soluzione di risulta, ma una scelta consapevole di fronte al caos nazionale e all’incapacità di tutti i partiti nazionali di garantire la governabilità. Non si tratta, quindi, di contare le poltrone (di cui si è già parlato), ma di valorizzare un ruolo politico che è quello di due partiti autonomisti uniti a livello regionale sul fronte delle elezioni per il Parlamento. Il simbolo SVP-PATT, coalizzato con forze nazionali, al momento non sarebbe comunque possibile vista, da un lato, la decisione della SVP a cui appartiene il simbolo e, dall’altro, l’incertezza che ancora regna negli schieramenti “tradizionali”: se, infatti, un’alleanza con Fratelli d’Italia è per noi impensabile, lo è anche uno schieramento spostato a sinistra in cui sono presenti partiti dichiaratamente contro il premier dimissionario Draghi (come Sinistra Italiana e i Verdi che, tra le altre cose, sponsorizzano un’alleanza larga con i 5 Stelle) e che, molto probabilmente, resterà orfano di partiti di centro quali Italia Viva e Azione. Così come non avrebbe senso che una proposta autonomista forte e storicamente radicata, rappresentata dall’asse PATT-SVP, si presenti a macchia di leopardo come se fosse meno importante rispetto alla scelta per noi fondamentale di rimarcare che a livello regionale esiste un fronte autonomista deciso a difendere la propria specificità al di là degli schieramenti nazionali che mutano continuamente. Fronte autonomista che, per definizione, non può accogliere al suo interno partiti nazionali.
Gli autonomisti trentini e sudtirolesi sono presenti nel Parlamento nazionale da più di 70 anni con il proprio simbolo: se il PATT, in questa tornata elettorale, non lo difendesse sul Senato, tradirebbe il proprio mandato, dato che il simbolo SVP-PATT comprende entrambi i partiti e tutti gli eletti a Roma rappresentano anche gli autonomisti trentini; i candidati SVP sono, a differenza di altri nomi che circolano in queste ore e che hanno contribuito a sfasciare le coalizioni in cui era presente il PATT, dichiaratamente e incontrovertibilmente autonomisti. Ma a questo possiamo aggiungere anche che la SVP si è impegnata anche questa volta a condividere con noi tutte le scelte più importanti che saranno prese a livello nazionale. Quindi il voto per la Stella Alpina è tutt’altro che sprecato ma, viceversa, sarà l’unico baluardo per chi vuole dare un forte segnale autonomista verso Roma. E siamo anche convinti che molti moderati ci daranno il loro voto, visto anche quanto successo in Parlamento in questi 4 anni, anzichè disperderlo in partiti nazionali che non hanno saputo dare governabilità all’Italia.
La nostra scelta, in definitiva, è una scelta alternativa a tutti i partiti nazionali ma non significa assolutamente favorire l’uno o l’altro schieramento. Significa, viceversa, rivendicare la dignità della nostra posizione. Sostenere altre candidature, invece, vuol dire sostenere altri partiti, di certo non il PATT, e porsi fuori dalla linea del Partito.
Basta divisioni, quindi, restiamo uniti perchè l’Autonomia ha bisogno di noi!
Simone Marchiori – Segretario politico PATT
Roberta Bergamo – Vicesegretaria politica PATT
Davide Gamberoni – Segretario organizzativo PATT
Franco Panizza – Presidente PATT
Lorenzo Conci – Vicepresidente PATT