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Michele Dallapiccola (PATT): bella buona e sana! È la frutta del trentino?

24/05/2021

Sì, la nostra frutta è questo, perchè coltivata soprattutto con il metodo della lotta integrata. Sul che cosa significhi ci tornerò tra un attimo. Per ora un piccolo incipit

Perché in questo articolo non parlerò di biologico come primo pensiero? Perchè frutto biologico, non significa affatto frutto non trattato. Anzi. Per neutralizzare alcune parassitosi ad esempio, è necessario utilizzare importanti quantità di metalli pesanti.

Ma ripartiamo con un po’ di ordine.

Ciò che da medico mi raccomando sempre di tenere presente, è che in questa partita non ci sono i buoni e i cattivi. Non ci sono i “nostri eroi” che utilizzano il metodo biologico e i “cattivoni” del metodo convenzionale.

Innanzitutto perché il metodo convenzionale nel Trentino ha cominciato ad evolversi in metodo a lotta integrata da ormai quasi 50 anni. E, permettetemi, sono orgoglioso di vivere una provincia che dell’evoluzione raggiunta in questo campo ne ha da insegnare al mondo intero.

Tutto perfetto dunque?

Assolutamente no! Sono stati tanti gli sbagli, specie in passato. Inquinamento, criminale, abuso di sostanze tossiche, errori pagati da qualcuno anche con la vita. Sarebbe ipocrita negarlo. E ancora ci sono persone disoneste che contravvengono leggi e buon senso e affliggono vicini di casa e civili nei dintorni del loro appezzamento di terreno con comportamenti scorretti. L’invettiva però va indirizzata contro il soggetto – imbecille – e non verso una categoria sempre più sparuta e sempre più nobile: i nostri contadini. Nella generalità dei casi parlano di diplomati, di laureati, di persone con una preparazione da far impallidire molti degli esperti improvvisati cresciuti a preoccupazione (giusta) e certezze fornite dal Dottor Google (sbagliatissime!)

Invece il Trentino procede con Scuole, Istituti di ricerca, tecnica e relazione con il sistema accademico mondiale. Evolve il metodo di lotta integrata ma si apprezza e si stimolano i produttori bio a far meglio. Gli obiettivi sono tanti anche lì. Il primo certo quello di emanciparsi dalla schiavitù dal rame, ad esempio.

Pensate che disastro se il nostro Trentino dovesse digerirsi tutto quello che serve per coltivare con metodo bio la nostra superfice coltivabile (SAU, in sigla). Il Rame, si proprio lui, il principale motivo a causa del quale la capacità di metabolizzazione del nostro ambiente se andrebbe a scatafascio.

Frequentate le aziende! Aiuta a riflettere.

Così ancora una volta, la visita ad alcune aziende agricole della mia zona mi ha permesso di raccontare che la mia posizione etica è più favorevole al progresso che al metodo. Non vincerà chi fa bio e basta. Ci vorrà un mix di approcci diversi.

Modificazioni genetiche, (sì signori, proprio loro, gli utilissimi OGM!), insetti utili e sostanze altamente biodegradabili sul frutto e nell’ambiente ci permetteranno di arrivare al residuo ZERO sul prodotto finale. E’ questa la frutta che voglio. E’ quella coltivata col miglior metodo che l’uomo e la sua letteratura scientifica abbiano fino ad ora fissato e codificato.

E se questo è un traguardo ancora non vicinissimo, il Trentino ci è molto – ma molto – meno lontano di altri. Io penso questo.