Per offrirti una migliore esperienza di navigazione, il sito utilizza dei cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.

Michele Dallapiccola (PATT): Peste suina africana. Quali sono le azioni di indagine epidemiologica previste sul territorio provinciale?

11/03/2021

Depositata dal gruppo Consiliare PATT un’interrogazione a prima firma del consigliere Michele Dallapiccola dal titolo:

Peste suina africana. Quali sono le azioni di indagine epidemiologica previste sul territorio provinciale?

La caccia accompagna l’uomo della notte dei tempi. Innanzitutto lo ha sfamato per assumere nei millenni a seguire connotazioni di natura sportiva. Per questo motivo al giorno d’oggi è assolutamente invisa ad una fetta molto importante della popolazione mondiale, eppure conserva ancora un suo senso è un suo ruolo attraverso la funzione di nuovo elemento della catena ecosistemica.

L’antropizzazione non può infatti imporsi sullo sviluppo degli animali selvatici e sulla biodiversità, così come viceversa la loro eccessiva proliferazione causa danni all’uomo; è in questa chiave che i cacciatori, in quanto frequentatori e conoscitori dell’habitat selvatico, contribuiscono a monitorare lo stato di salute degli animali selvatici e a gestirne un equilibrato sviluppo nella popolazione. La si può amare, la si può detestare (e lo capisco) ma svolta con onestà e correttezza come dalla maggior parte dei cacciatori rimane un servizio assolutamente necessario alla montagna.

In questo senso si comprende ancor di più il valore che può avere una delibera che regolamenti il contenimento del cinghiale; una specie invasiva nei confronti della quale si è fatto molto e della quale anche noi abbiamo preso posizione invitando la Giunta a fare altrettanto. La delibera coglie i numerosi suggerimenti degli addetti ai lavori, allargando come necessario le maglie del controllo della specie cinghiale, si dice anche per limitare la diffusione della peste suina africana. Che non è, fortunatamente, una zoonosi, ne abbiamo abbastanza di malattie animali che hanno sviluppato uno spillover sull’uomo.

Di certo a partire da EFSA, ai vari Ministeri alla Sanità d’Europa, fino a quello italiano ci sono larghe indicazioni sul fatto che sia molto importante contenere la popolazione dei cinghiali per limitare la diffusione della malattia. Trovo molto strano, a meno che non ci sia sfuggito, che nella delibera non sia prevista nessuna attività di indagine se non per i capi che siano morti in circostanze poco chiare.

Da un punto di vista medico mi sembrerebbe molto importante effettuare un monitoraggio analitico almeno a campione se ritenuta eccessivamente onerosa la ricerca a tappeto, Come possiamo conoscere e capire se non cerchiamo?

Tanto per citare un esempio queste sono le indicazioni della Regione Lombardia.

  • Il cacciatore è un elemento chiave nella lotta alla PSA. Svolgendo un ruolo chiave nel segnalare la presenza di cinghiali morti (sorveglianza passiva) ed eseguendo specifici campionamenti sui cinghiali cacciati (sorveglianza attiva). La tempestiva individuazione della malattia (PSA) può infatti consentire alle Autorità Competenti di attuare in modo rapido ed efficiente tutte quelle misure sanitarie finalizzate a limitare la diffusione e ad estinguere il più rapidamente possibile i focolai. Un tale sistematico approccio permette, in ultima analisi, una più veloce revoca di tutte le restrizioni sanitarie ed economiche che la normativa prevede in tali casi, anche nel settore venatorio, turistico e ricreativo. Il cacciatore deve segnalare TUTTI i rinvenimenti di cinghiali morti alle autorità competenti (Polizia Provinciale e ATS). Tale segnalazione permette il successivo immediato conferimento delle carcasse ad una delle Sedi territoriali dell’Istituto Zooprofilattico delle Lombardia e dell’Emilia-Romagna (IZSLER) per le analisi del caso. Deve altresì segnalare la presenza di cinghiali con comportamenti anomali. Sorveglianza attiva Tutti i cinghiali abbattuti per motivi di caccia e/o contenimento della popolazione devono essere sottoposti ai seguenti campionamenti: 60 grammi di muscolo (pilastri del diaframma o massetere). Provetta contenente 10 ml di sangue.  Testa Se possibile, inoltre, la corata completa (cuore, polmoni, fegato, milza, pacchetto intestinale e testicoli) ed ectoparassiti

Tutto ciò premesso il Consiglio interroga la Giunta Provinciale per sapere

se siano previsti interventi di analisi virologica anche a campione per valutare la presenza delle asfivirus della PSA sul territorio provinciale.

Trento, 9 Marzo 2021

Cons. Michele Dallapiccola

Cons. Paola Demagri

Cons. Lorenzo Ossanna