01/12/2020
Inaccettabile quanto sta accadendo presso l’Ospedale di Cles che da oggi subirà la chiusura del Day hospital Oncologico. I pazienti in carico al servizio ci hanno contattati per riferire che dal 1° dicembre 2020 dovranno recarsi presso l’ospedale Santa Chiara per la somministrazione della chemioterapia. Un duro colpo per dei pazienti che di fronte ad una diagnosi di difficile accettazione, cercano la speranza nella guarigione attraverso le chemioterapie e il sostegno psicologico. E’ un percorso, quello chemioterapico, sempre molto difficile da sostenere sia per la durata della terapia che per gli effetti collaterali che le stesse terapie provocano sui pazienti.
Il DHO dell’ospedale di Cles ha una storia che negli anni ha trovato grande impegno da parte di tutti per un suo miglioramento e ampliamento visto l’incrementare delle diagnosi oncologiche e relative terapie. Più di 20 anni fa il compianto dr. Franco Ziller con il dr. Bertagnolli Giovanni avevano messo a disposizione 4 posti letto e competenza per garantire ai cittadini delle nostre vallate di poter ottenere le chemioterapie presso il loro ospedale di riferimento. Negli anni i posti letto sono stati aumentati fino ad arrivare al 2015 con il trasferimento dell’area dedicata al DHO presso il corpo ospedaliero centrale con ben 9 posti letto . Gli accordi politici e le indicazioni date ad APSS avevano assegnato risorse mediche e infermieristiche dedicate con la presenza continuativa dell’oncologo; grande la soddisfazione da parte dei pazienti che in qualsiasi momento e necessità potevano riferirsi ai professionisti sanitari in servizio presso il Day Hospital Oncologico di Cles senza sentirsi un numero ma una persona con problematiche e bisogni che necessitavano di una presa in carico a 360 ° e personalizzata.
Nel 2017 si è provveduto alla centralizzazione degli allestimenti terapeutici presso la farmacia dell’ospedale Santa Chiara riducendo quindi sprechi ed esposizioni del personale a rischi da manipolazione dei farmaci.
Il servizio funziona 5 giorni su 7, dalle 7.30 alle 17.00 per garantire in alcune giornate anche il doppio turno di pazienti.
Oggi, per una questione fra l’altro nota già da qualche mese, il medico oncologo lascia il servizio del quale se ne occupava da più di due anni e l’Assessorato alla Salute in controtendenza con quanto sempre dichiarato acconsente alla chiusura di un servizio irrinunciabile, quale è il DHO, anche se forse temporaneamente.
Le dichiarazione dell’Assessore Segnana e del Dirigente dr.Ruscitti proclamavano la volontà di riorganizzare l’azienda sanitaria attraverso i cosi detti “ospedali diffusi” e invece ci troviamo a una repentina chiusura di servizi ospedalieri e territoriali.
La pandemia COVID-19 non può diventare dopo 9 mesi la scusante per sopprimere o centralizzare servizi ma sarebbe dovuta essere lo scopo per implementare e migliorare le offerte ai cittadini delle Valli.
Ricordiamo come negli anni passati la Giunta Rossi aveva stabilizzato le funzioni degli ospedali di Valle e avviato una riorganizzazione finalizzata a creare la rete ospedaliera, con l’applicazione trasversale di protocolli e procedure, l’incremento delle specializzazioni dei professionisti e quindi la possibilità di ricevere cure appropriate. Ogni ospedale ha avuto un riconoscimento specifico messo in evidenza da peculiarità maturate negli anni e dalla disponibilità di professionisti specializzati come per esempio l’Ospedale di Arco con la PMA e la pneumologia, quello di Cavalese con l’ortopedia, Tione e Cles con ortopedia fast track e chirurgia laparoscopica.
Il Governo provinciale oggi si propone quello del cambiamento e pare che il cambiamento sia farsi sfuggire bravi professionisti che trovano altrove programmi e progetti, acconsentire alla chiusura di servizi e programmare la centralizzazione di punti di erogazione di prestazioni.
A questo punto possiamo dire che la mancata assegnazione di risorse umane e tecnologiche agli ospedali e al territorio (promesse ma non arrivate) sono sintomo prodromico di depotenziamento e disattenzione verso gli ospedali trentini che in questo grave periodo si sono trovati a dover affrontare l’emergenza della pandemia adattandosi alle indicazioni della Giunta rimodellando la logistica e le funzioni proprie con grande impegno e dedizione che stanno portando allo sfinimento del personale.
Per tornare al servizio sanitario dedicato per le valli del Noce e Rotaliana in questo ultimo periodo la cittadinanza ha assistito alla chiusura del Punto Nascita ( temporaneo per COVID) e dell’UO di Pediatria, alla drastica riduzione delle attività delle sale operatorie per interventi programmati per lasciare aperte quelle private, la mancata assegnazione nell’organico di sei medici di area medica per garantirne a pieno le sue principali funzioni come la Medicina d’urgenza, la diabetologia, la cardiologia, la sospensione del servizio di Day hospital oncologico, la soppressione del Punto Prelievi di Pellizzano e dell’ambulatorio di odontoiatria di Malè. Nessun intervento di ampliamento del Pronto Soccorso per avere spazi dedicati per la gestione compartimentata dei pazienti COVID, nessuna riorganizzazione delle Cure domiciliari.
Ecco quello che è riservato ai trentini che popolano le valli e così come a Cles sta accadendo anche negli altri ospedali territoriali.
Questo il cambiamento che i trentini si meritano?
Questo il cambiamento tanto proclamato nei gazebo?
Per ottenere un buon governo servono idee da concretizzare in programmi a lungo termine, servono risorse e modelli di attrattività.
Cons. Paola Demagri, cons. Dallapiccola Michele, cons. Ugo Rossi