11/08/2020
Si è appreso dalla stampa che qualche giorno fa è stata consegnata dai referenti di 31 RSA, in rappresentanza di tutti i famigliari, una richiesta di incontro all’Assessore Segnana finalizzata a trovare soluzioni immediate per migliorare il benessere degli ospiti all’interno delle strutture.
La loro richiesta riguarda le condizioni in cui da tempo sono costretti gli ospiti residenti nelle RSA, obbligati al distacco dai propri famigliari e senza possibilità di svolgere le normali attività previste per una permanenza gradevole all’interno delle case di riposo.
E’ chiaro che le prime misure restrittive ed urgenti erano una risposta decisa al dilagare della pandemia data da COVID19, funzionali a preservare la salute degli utenti. Ci troviamo però ad oggi, trascorsi 5 mesi dall’introduzione delle misure di contenimento senza che nulla sia cambiato. E’ trascorso troppo tempo senza che l’assessorato si attivasse per intraprendere un percorso di riavvicinamento alla normalità. Personalmente avevo già qualche mese fa sollecitato degli interventi volti a “normalizzare” la situazione, ponendo l’attenzione sul fatto che, pur non sapendo quando terminerà questa situazione di emergenza, è necessario trovare un modo per “umanizzare” le nostre Case di Riposo e riportare la persona al centro del dibattito.
Non possiamo pensare che l’unica soluzione sia la totale chiusura, deleteria per gli anziani che hanno bisogno di contatti umani con i propri cari in una fase della propria vita delicata e nella quale sono le relazioni a favorire il benessere della persona.
E’ arrivato il tempo di ridare un equilibrio tra le competenze assistenziali e la socializzazione, sia all’interno delle strutture che con i cargiver, pur nella salvaguardia degli effetti legati alla pandemia. Non possiamo mettere in discussione che l’RSA non siano più un posto sicuro per i nostri anziani, ma va ritrovata una nuova organizzazione che consenta di raggiungere la sicurezza ma allo stesso tempo la serenità del residente e dei suoi familiari.
Ci si è interrogati molto sulla necessità dei giovani di ritrovarsi e di socializzare, con un ampio dibattito che ha portato a trovare soluzioni al fine di permettere un graduale ritorno alla normalità. E’ evidente che in alcuni casi ci si è trovati a gestire situazioni non consone a quanto previsto dalle norme anti-covid (basti pensare alle situazioni di assembramento causate dalla cosiddetta “movida”) ma questo non ha fermato i gestori dei locali e gli amministratori a trovare un equilibrio sostenibile fra le necessità dei ragazzi e il rispetto delle regole. Così dev’essere anche per gli anziani.
In conclusione, dobbiamo anche ricordarci che dal punto di vista clinico il distacco dai familiari, le paure e la mancanza di normalità possono provocare nell’anziano dei danni importanti sia al corpo che alla mente. I sintomi si manifestano attraverso depressione, rifiuto del pasto o di alzarsi dal letto e il venir meno della voglia di vivere.
La questione degli anziani nelle RSA è responsabilità di tutta la cittadinanza, e l’invito per Segnana è quindi quello di accettare la richiesta dei parenti, e trovare con gli amministratori e gli operatori delle RSA le soluzioni. Ognuno di loro in base alla struttura e alle caratteristiche di ogni RSA saprà individuare la migliore strategia, ma l’intervento dell’assessorato è fondamentale per non delegare la responsabilità di una scelta che deve essere guidata dalla politica e non deve essere considerata una questione privata di ogni famiglia.