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Paola Demagri (PATT): necessario pensare a riavvicinare i loro cari ospiti delle RSA: gli strumenti per farlo ci sono.

27/04/2020

Di questi tempi una delle tragedie che più ci deve rattristare riguarda il distanziamento sociale ed obbligato messo in atto tra i residenti delle RSA e i loro familiari. Giusta protezione applicata dai responsabili delle varie strutture in deroga a quanto il 4 aprile allora ordinava l’Assessore Segnana riferendosi alle famose linee guida provinciali. Una sorta di furbata se analizziamo la definizione di linee guida: ”insieme di informazioni sviluppate sistematicamente redatte allo scopo di rendere appropriato, e con un elevato standard di qualità, un comportamento desiderato”. Le LG non sono né protocolli, né procedure né tantomeno ordinanze e si è lasciato quindi, scaricando la responsabilità, alle conoscenze e competenza del personale delle strutture la possibilità di decidere.
Fatta la scelta, risolto un problema ma nel contempo ne è nato un altro che se protratto nel tempo arrecherà più danni di quelli già fatti da Covid-19. Il danno è quello profondo, intimo, del legame familiare o amicale, che riguarda le relazioni e i rapporti e riguarda la solitudine e l’abbandono. Si pensi all’investimento che le strutture hanno fatto sia per il periodo di inserimento dell’ospite che in quello di permanenza nella residenza, al patto di fiducia che tra struttura e familiari si è strutturato e consolidato nel tempo, all’investimento in termini di mantenimento dei rapporti con i familiari e al supporto che gli stessi hanno dato per far sì che il proprio caro riconosca la struttura come luogo di cura sicuro. “Va ricordato che i familiari generalmente nelle strutture non devono rispettare orari di apertura al “pubblico” perché loro non sono un pubblico sono i familiari degli ospiti che hanno il diritto, se voluto da entrambe le parti, di mantenere un costante rapporto tra di loro, che infonda sicurezza, protezione e allontani il senso di abbandono.
Con la responsabilità di non creare false aspettative sentiamo l’esigenza di indirizzare la Giunta ad attuare un piano veloce e sostenibile per porre fine a questa tragedia.
L’assessorato è sufficiente che si limiti a garantire la presenza di tamponi sul territorio che potranno essere utilizzati per organizzare l’accesso a quei familiari che intendono tornare dai loro cari nelle RSA. Basterà attraverso una seria regia accogliere le richieste di un familiare per ospite che si sottoponga all’esecuzione del tampone e se negativo potrà recarsi in struttura e rimanerci il tempo desiderato, a recuperare il tempo in cui per forze maggiori sono stati lontani gli uni dagli altri. Certo, sarà necessario che tra l’esito negativo del tampone e l’accesso alla struttura, il familiare rimanga isolato.
Ma proviamo a immaginare la ricchezza di questo incontro che potrà far superare l’idea che il tempo di rincontrarsi chissà quando arriverà. Il momento sarà vissuto come speciale e le strutture lo potranno rendere ancora più speciale se favoriranno gli incontri e consentiranno al familiare di trascorre del tempo nella stanza dell’ospite magari mangiando il pasto assieme.
Ovvio che pensando alla responsabilità di igiene pubblica gli incontri potranno avvenire se ospiti e familiari saranno negativi al tampone.
Il ritorno al futuro vivibile potrà essere veloce e fruibile se la Giunta non si fermerà alla sola analisi di dati e constatazioni.
Noi un’idea l’abbiamo pensata e generosamente la offriamo a chi saprà coglierla.

Consiglieri Provinciali PATT
DEMAGRI PAOLA
DALLAPICCOLA MICHELE
ROSSI UGO