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Michele Dallapiccola (PATT): mal dell’esca, flavescenza dorata, fitopatie emergenti in viticoltura, che cosa si sta facendo al riguardo?

27/09/2019

Se in campo melicolo la principale preoccupazione all’orizzonte deriva dalla presenza della cimice asiatica e nei piccoli frutti il problema dei danni da drosophila s. è ormai da anni una triste realtà, anche la viticoltura soffre di propri flagelli: la flavescenza dorata ed il mal dell’esca.

Come ben sappiamo le piante malate sono soggette ad eradicazione (nel caso di flavescenza secondo una precisa norma sanitaria) e vi è una misura del PSR: “PIANO DI RISTRUTTURAZIONE E RICONVERSIONE DELLA VITICOLTURA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO” che pressoché annualmente stanzia fondi per incentivare rinnovi e miglioramenti varietali.

Al netto dei contributi, danno una grossa mano in via diretta anche i nostri viticoltori, che nella scelta delle varietà da mettere a dimora nel corso della propria programmazione agronomico-aziendale tengono conto oltre che delle varietà più interessanti dal punto di vista commerciale, anche proprio di questi problemi fitosanitari.

Ne sanno qualcosa anche i vivaisti che si stanno dedicando in maniera molto pesante al selezionare linee di piante esenti da patologie. Il problema è talmente subdolo però che nonostante tutte le attenzioni e la professionalità del caso si possono involontariamente selezionare delle piante già affette da malattia pur in fase non manifesta e dunque non diagnosticabile. Nei calmi selezionati, il patogeno può giacere in fase latente. Inoltre nella vita della pianta possono risultare particolarmente precoci infestazioni derivanti dalla diffusione da appezzamenti confinanti, sia attraverso vettori biologici che abiosi, attraverso anastomosi radicali.

I vivaisti oggi stanno cercando attraverso varie tecniche di poter dare almeno nella fase di prima commercializzazione, assoluta garanzia di qualità delle piante ai propri acquirenti e mutuando dall’industria agroalimentare si stanno sperimentando anche formule di termizzazione e di irradiazione.

L’intento è quello di sterilizzare queste piante attraverso tecniche per ora prevalentemente sperimentali. I produttori di barbatelle si trovano a dover gestire in proprio il processo di ricerca e sviluppo scarsamente tenuti in considerazione dalla politica, ma soprattutto dagli aiuti finanziari di sistema che tanto sarebbero utili per poter affrontare con adeguati strumenti questa impari lotta.

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta Provinciale per sapere:

– se da parte dell’assessorato vi sia la necessaria sensibilità nei confronti di questo grave problema;

– quali siano i dati in possesso del nostro Ufficio Fitosanitario provinciale relativamente alla situazione di diffusione delle malattie citate in premessa, nell’anno in corso ed in quello precedente;

– in che termini stia operando la Fondazione Edmund Mach per mettere a disposizione attraverso i propri istituti di ricerca degli strumenti innovativi per combattere questi due flagelli della vite;

– se vi sia intenzione da parte dell’assessorato di stanziare fondi per incentivare l’acquisto e l’utilizzo di macchine innovative per la produzione di linee di calmi viticoli di qualità sanitaria ineccepibile in favore delle aziende vivaistiche;