31/05/2019
Finita la campagna elettorale anche l’assessora Segnana si scontra con la realtà dei bilanci e delle regole nazionali.
Un’intera campagna elettorale focalizzata sul tema della sanità trentina e sul mantenimento dei presidi periferici. Questo era stato uno dei temi principali su cui l’attuale maggioranza, nel corso del 2018, aveva puntato per vincere le elezioni provinciali. Arrivati al Governo però, oltre a vari proclami e dichiarazioni, la realtà è ben diversa.
Giorni fa una fuga di notizie aveva portato agli onori della cronaca la missiva con la quale l’assessora Segnana aveva incaricato l’Azienda Sanitaria di verificare la possibilità di tagliare 120 milioni di euro (il 10% del bilancio della santità trentina). Messa davanti al fatto, l’assessora aveva tentato di fare passare il messaggio che i tagli fossero in realtà un sistema di efficientamento dei servizi e dei costi. Obiettivo lodevole, se non fosse che le voci sulle quali si dovrebbero concentrare i tagli riguardano da vicino la qualità del servizio offerto ai pazienti, anche in settori delicati come quello oncologico.
Oggi la vicenda si amplia, andando a toccare un altro cavallo di battaglia elettorale: quello della riapertura dei punti nascita che, per stessa ammissione dell’assessorato, non è possibile a causa della normativa romana che, vale la pena specificarlo, si basa su protocolli scientifici e su standard di sicurezza avallati da ricerche e studi condotti da medici di chiara fama. La vicenda diventa curiosa, o forse sarebbe meglio dire grottesca, se si riportano alla memoria le affermazioni della Segnana che, una volta riaperto il punto nascita di Cavalese, obiettivo per il quale si era impegnata soprattutto la precedente Giunta provinciale, aveva promesso di lavorare per riaprire anche gli altri punti nascita, anche cambiando la normativa romana.
È evidente che più passano i mesi, più l’esperienza che l’assessora sta maturando all’Assessorato la porta ad abbandonare le posizioni della campagna elettorale per arrivare su quelle più consone dei dati oggettivi e della cruda realtà. Di questo come autonomisti non possiamo che esserne felici, ma ci chiediamo come tale atteggiamento sia vissuto da quei cittadini che nei proclami elettorali hanno riposto la loro fiducia.
A tal proposito il Partito Autonomista vorrebbe che venissero chiarite le reali intenzioni in materia di sanità: come sarà possibile arrivare ad un miglioramento e ad un efficientamento dei servizi imponendo all’azienda sanitaria obiettivi di risparmio, o per meglio dire, tagli così elevati? Che strada si intende percorrere in materia di punti nascita, dal momento che la normativa nazionale, come più volte negli anni passati abbiamo cercato di far capire, non consente autonomia di azione?
Da Autonomisti riteniamo che sia necessario lavorare affinché vengano trovate soluzioni alternative e, soprattutto, condivise lontane dagli slogan elettorali se vogliamo mantenere gli standard qualitativi elevati che hanno posizionato il Trentino ai primi posti per la qualità dei servizi sanitari. Tali standard, infatti, potranno rimanere tali o essere ulteriormente migliorati riequilibrando il ruolo tra ospedale e territorio nonché attraverso un’adeguata attenzione del rispetto degli standard minimi assistenziali e organizzativi con chiaro riferimento alle dotazioni organiche del personale di assistenza e riabilitazione doverosamente applicabili anche nelle Casa di Riposo.
Il PATT è pronto a sostenere tutte le misure che, a fronte di un reale efficientamento del comparto sanitario (e non a un indiscriminato taglio di fondi) portino ad una valorizzazione degli ospedali periferici e dei servizi erogati a favore dei cittadini. Quella autonomista non vuole essere una opposizione ideologica ma vanno messi gli interessi del Trentino e dell’Autonomia sempre al primo posto. Gli slogan elettorali è tempo e ora di abbandonarli. Prima che la realtà dei fatti non solo li faccia crollare, ma metta in discussione un comparto, come quello sanitario, che risulta essere uno dei fiori all’occhiello del Trentino.