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Dorfmann: «Sostenere l’allevamento di pecore e capre in Europa»

07/05/2018

L’allevamento di ovini e caprini in Europa sta attraversando un momento di crisi. Il numero di pecore e capre nel continente è diminuito di venticinque milioni di capi a partire dagli anni Ottanta. Il consumo di carni ovine e caprine infatti è diminuito del 40 per cento negli ultimi quindici anni, da 3,6 a 2 chilogrammi di consumo pro-capite, una dinamica che si osserva soprattutto tra le nuove generazioni.

Inoltre, durante le settimane nelle quali le vendite sono maggiori (Settimana Santa e Natale), le importazioni di carne fresca o refrigerata da paesi terzi come la Nuova Zelanda e l’Australia fanno concorrenza alla produzione nazionale, anche se questi paesi producono con standard di qualità e requisiti normativi inferiori: gli allevatori europei non lavorano in condizioni comparabili e questo li rende di conseguenza meno competitivi.

Il Parlamento europeo ha quindi invitato la Commissione europea a prendere atto di questa situazione precaria e ad elaborare delle risposte da inserire all’interno della PAC, la politica agricola comune.

Il nostro europarlamentare Herbert Dorfmann ha insistito affinché la relazione adottata dal Parlamento Europeo, oltre a sostenere l’allevamento di pecore e capre in Europa tenesse conto anche del pericolo che i grandi predatori rappresentano per il pascolo di pecore e capre. In tal senso, Dorfmann è riuscito a fare inserire nella relazione la risoluzione sul Piano di Azione Europeo per la Natura, le Persone e l’Economia, in cui si chiede che le autorità locali ottengano maggiori competenze nella gestione del lupo.

In molte regioni d’Europa, compresi Trentino e Sudtirolo, il ritorno dei grandi predatori minaccia il pascolo di pecore e capre. Sempre più agricoltori abbandonano i pascoli perché non sono più in grado di proteggere le proprie mandrie dagli attacchi di lupi, orsi e linci. Questo rende sempre meno attrattivi determinati pascoli alpini, con la conseguenza che molti produttori di specialità locali, come il formaggio di pecora e di capra, non hanno latte a sufficienza. Nel rapporto ho chiesto che venga presa una decisione: non ha senso difendere a spada tratta i grandi carnivori quando così facendo si distrugge l’agricoltura tradizione e la cura del nostro paesaggio culturale”, sostiene Dorfmann.